Villa D'Este

La storia di Villa d'Este a Cernobbio, tutti i proprietari e come visitarla oggi


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Via Regina, 40
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22012 Cernobbio
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+390313481
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www.villadeste.com

La storia di Villa d'Este a Cernobbio, in origine fu Villa del Garrovo

Anticamente, nel luogo dove oggi sorge la villa vi era un monastero per monache che il vescovo di Como, Gerardo da Landriano, eresse in Chiostro di Sant'Andrea nel 1442.
Nel 1568, dopo essere stato soppresso, il monastero fu acquistato dal cardinale Tolomeo Gallio che lo fece demolire. Sullo stesso luogo egli fece costruire una prestigiosa villa residenziale su progetto del noto architetto Pellegrino Pellegrini.
Nella Descriptio Lari del 1589, lo storico Paolo Giovio descrive la Villa del Cardinale Gallio col nome di Garvinia, storpiando il nome del fiumiciattolo - il Gàrrovo -  che si getta nel lago poco dopo l'attuale viale d'ingresso dell'Hotel Villa d'Este. A quel tempo, infatti, il torrente Gàrrovo, che era male incanalato e le rive ricoperte da sterpi, prese il nome di Gàrrovo probabilmente derivandolo dalla voce dialettale Garuff per descrivere la trascuratezza degli argini e delle terre limitrofe.
Alla morte del Cardinale Gallio, la villa del Gàrrovo fu ereditata dal nipote Tolomeo, suo omonimo, che l'abitò insieme con la propria moglie ed il figlio Francesco.
Artisti, poeti, letterati, principi, furono sovente ospitati in questa villa. Si ricorda che nell'estate del 1615, nella dimora soggiornò a lungo l'erede al trono del Marocco.

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Nel 1749 la villa del Gàrrovo fu temporaneamente ceduta in uso gratuito ai Gesuiti.
Nel 1769 fu acquistata dai conti Odescalchi, quindi passò in proprietà del Generale Ruggeri Marliani che la tenne fino al 1782 e nel1784 la passò per via ereditaria al nipote di quest'ultimo, il Marchese Bartolomeo Calderara, che l'abitò con la consorte, Marchesa Vittoria Peluso. A lei si devono gli abbellimenti, la pianificazione dei giardini attraversati dagli splendidi viali e i molti restauri che riportarono la villa all'antico splendore dopo decenni di lenta ma graduale decadenza.

In epoca napoleonica, pare che la giovane Marchesa Calderara non sia stata insensibile al fascino del bel colonnello dei Granatieri Domenico Pino, già eroe di molte battaglie. Si narra che, al termine di una lite,  Domenico Pino e il marito della bella Marchesa si fossero affrontati in duello e che il Marchese Calderara abbia ricevuto una sciabolata.
Nel 1806, il Marchese Bartolomeo Calderara morì e Vittoria, sua vedova, convolò a seconde nozze con l'allora diventato Generale Domenico Pino, già Ministro della Guerra del Regno d'Italia e Conte dell'Impero, tenuto in grande considerazione da Napoleone I in qualità d'esperto di cose militari.
Ancora oggi, nell'Hotel Villa d'Este, si può ammirare una sala intitolata al grande Corso, la cui la tappezzeria di seta gialla con la sigla "N" sormontata dalla corona reale, fu appositamente fatta tessere dal Generale Pino.

Nell'autunno del 1814 giunse sulle rive del Lario la Principessa tedesca Carolina Amelia Elisabetta della Casa di Brunswick Wolfenbuttel, consorte del Principe Giorgio Augusto Federico della Casa di Hannover Braunschweig, Principe di Galles e futuro re Giorgio IV di Gran Bretagna. Ella soggiornò dapprima nella villa La Rotonda in Borgo Vico, ospite dei Marchesi Villani, ma dopo aver visitato la villa del Gàrrovo se ne innamorò al punto di decidere d' acquistarla.
La Contessa Pino, proprietaria della villa, acconsentì e cedette la villa del Gàrrovo per la somma di 7.500 Luigi d'oro di Francia. Nella stipulazione del rogito notarile la Contessa Vittoria Pino, rappresentata dall'architetto Gaetano Ratti, volle che nella scrittura fosse espressamente dichiarato che si privava della villa Gàrrovo solo per fare cosa grata alla Principessa. Alessandro Volta controfirmò l'atto di compra-vendita in rappresentanza della Principessa Carolina Von Brunswick.
Venduta la villa del Gàrrovo, i Conti Pino si trasferirono nella Villa Nuova di Cernobbio, ora situata nella proprietà di Villa Erba, dove il Generale morì il 26 marzo del 1826.

Il nuovo nome di Villa D'este

La Principessa di Galles cambiò nome alla villa del Gàrrovo e la volle chiamare Villa d'Este, o meglio Nuova villa d'Este, per non confonderla con quella di Tivoli. Il nome di Este fu scelto anche perché l'abate Bellini, storico e letterato, studiando alcuni antichi documenti scoprì che la Principessa discendeva, per parte paterna, da un certo Guelfo d'Este, vissuto intorno al 1054.
Nei tre anni nei quali la villa fu di sua proprietà, la Principessa Carolina vi abitò ben poco, essendo spesso assente per i suoi numerosi viaggi, ma vi fece tuttavia allestire un vero e proprio teatro dove furono rappresentati spettacoli seri e buffi.
Alla morte della Principessa la Villa d'Este fu acquistata dai principi romani Torlonia e poi dagli Orsini che nel 1822 vendettero la proprietà al famoso patriota Ippolito Ciani, che la tenne sino alla sua morte, avvenuta nel 1868. Egli fece costruire un villino chiamato Malakoffin ricordo del forte di Sebastopoli conquistato da Mac Mahon nel 1855. inoltre, ingrandì il parco.
Nel 1856, fece costruire un fabbricato in stile moresco, ora la dependance del Grand Hotel, al quale diede il nome di Reine d'Angleterre in memoria della sfortunata Principessa del Galles, che adibì a stabilimento idroterapico e che fu aperto al pubblico il medesimo anno. L'accesso allo stabilimento era possibile solo attraverso la strada per Moltrasio, oppure dal lago, ma non dalla villa che rimaneva inaccessibile ai frequentatori dello stabilimento.

Nel 1868 Villa d'Este fu affittata all'Imperatrice Madre Fiedorovna di Russia, vedova dello Zar Nicola I. A Cernobbio la gente sperò che, con la permanenza dell'Imperatrice, la villa e il paese potessero conoscere un nuovo periodo di splendore, ma ella non si affezionò mai alla villa, e la lasciò ben presto.

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La Villa d'Este ai giorni nostri

Su proposta del Conte Giulio Balinzaghi, l'allora Sindaco di Milano, gli eredi del Barone Ciani, cedettero la proprietà della villa ad una società che la trasformò nel Grand Hotel Villa D'Este.
Madame Dombré e il commendator Tommaso, curarono con perizia e signorilità la trasformazione della villa nel grande complesso alberghiero.  La loro opera fu continuata dal figlio, dott. Willy, che per anni ne è stato il degno continuatore.
Quest'impronta di eleganza e raffinatezza è rimasta immutata nel tempo, e importanti personaggi d'ogni nazione ogni anno si danno appuntamento in questo esclusivo Hotel che si specchia nelle acque del Lario, in uno scenario romantico che lo rendono unico al mondo.

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