Scoprire Colico, Lago di Como
Colico è l’ultino paese sulla riva orientale del lago di Como, centro di smistamento delle vie di comunicazione per la Valtellina, la Val Chiavenna e verso i passi alpini dello Spluga e del Maloja.
Sorge ai piedi del monte Legnone che con i suoi 2609 metri è il monte più alto delle Prealpi comasche. A causa della sua posizione strategica, ai piedi delle alpi e dei passi verso l’Europa centrale, Colico è sempre stato conteso delle popolazioni sia provenienti da Sud (Liguri, Romani, Etruschi), sia dai popoli d’Oltralpe. Di certo, l’area è stata abitata sin dalla preistoria con insediamenti stanziali di qualche tipo, fino all’arrivo e all’insediamento di popolazioni celtiche la cui tribù dominante era formata dagli Insubri che in seguito si sono amalgamati con i Galli provenienti dall’Europa centro-settentrionale.
L'epoca romana
La conquista romana del territorio di Como avvenne nel 197 a.C. a opera di Marco Claudio Marcello. Non è però possibile stabilire se fra i centri fortificati conquistati ce ne fosse qualcuna della regione lariana settentrionale e della bassa Valtellina. Tuttavia, se l’ accampamento militare messo dal console Q. Marcio nel 117 a. C. per combattere gli Stoni fosse il Pons Marcii del Pian di Spagna, si potrebbe pensare che a quell'epoca quei territori fossero già assoggettati a Roma.
Di certo i Romani temevano le invasioni barbariche più da nord che da sud e, di conseguenza, i valichi Alpini furono fortificati, poichè rappresentavano un baluardo di sicurezza che impediva agli invasori di scendere dalle Alpi. Fu probabilmente questo il motivo che, fin dal loro insediamento nella zona Lariana, li spinse a costruire la famosa, quanto misteriosa, Torre di Olonio nella zona Pian di Spagna.
Nell'anno 16 a.C. le popolazioni Alpine, non ancora completamente romanizzate, si ribellarono al governo di Roma, trascinando nella rivolta anche i Reti e i Vindelici; etnie che popolavano un vasto territorio che dai Grigioni, attraverso la Baviera, si estendeva fino al Danubio. L'imperatore Augusto inviò i suoi due figli, Druso e Tiberio, a sedare la rivolta; cosa che avvenne l'anno successivo, il 15.a.C. Fu proprio questa missione bellica la causa e l'origine di quasi tutto il percorso viario transalpino della parte centrale delle Alpi, ivi compresa la Via Regina.
Il declino dell’impero romano permise l’invasione di popoli d’oltralpe, come i Franchi; un popolo barbaro che da tempo premeva alle frontiere italiche. Essi riuscirono a penetrare e ad insediarsi nell'Alto e Medio Lario ed è molto probabile che Teodeberto e Sigeberto riuscirono a imporre una temporanea sovranità su quelle terre, accentuando il dualismo da sempre esistente tra la città di Como e il suo lago e che negli anni a seguire sarebbe sfociato in tragici e devastanti episodi bellici.
L'epoca longobarda
Fu solo all’inizio del 535, con la guerra greco-gotica, che il territorio comasco incominciò a smembrarsi. Vi contribuì il re dei Goti Vitige che concesse la Rezia di Coira ai Franchi per assicurarsi il loro appoggio contro Bisanzio, che aveva occupato l'Italia.
Nel 569, scesero in campo i Longobardi; un popolo originario dalle fredde terre della Scandinavia, che era migrato in Ungheria dove rimase per quasi duecento anni. L'avvento degli Unni, un sanguinario e feroce popolo di predatori proveniente dalle steppe dell'Est, costrinse i Longobardi cercare migrando verso Ovest e quando finalmente raggiunsero le coste italiane, si addentrarono nella Valle del Po, la risalirono e vi si stabilirono.
A Como, intanto, era stato nominato vescovo il germanico Agrippino. Le regioni dell’Alto Lario non risentirono subito gli effetti della nuova dominazione perché godevano di una specie di patto di neutralità intercorso tra i Franchi e i Longobardi, che permetteva loro una certa indipendenza. Tuttavia, questo privilegio durò poco, perché nel 616 i Longobardi raggiunsero la zona dell'Alto Lario con il vescovo scismatico Agrippino che fece costruire a Piona l’oratorio di S. Giustina martire, del quale rimangono ancora oggi l’abside e l’iscrizione da lui dettata. Il vescovo Agrippino aveva aderito allo scisma dei Tre Capitoli, staccando la chiesa di Como da quella di Milano per unirla a quella longobarda e scismatica di Aquileia, ma pur essendo sotto il dominio longobardo, le terre dell’alto Lario godevano ancora di una certa autonomia.
Negli anni successivi al crollo dell’impero carolingio, un altro popolo bramoso di possedere dei territori a sud delle Alpi si insediava a Nord del Lario. Erano gli Svevi che a partire da Enrico II si stabilirono nella contea di Chiavenna, occupando alcune zone di confine.
Durante i secoli X e XI, anche le terre del Lario parteciparono all’imponente fenomeno castrense che caratterizzò la storia del Medio Evo. Ad Olonio, il Castello della Pieve, che tutti gli storici Comaschi e Valtellinesi riconoscono tra i più importanti ed antichi, doveva la sua esistenza alla posizione strategica alla confluenza di tre regioni: la regione Lariana, la Valtellinese e quella della Valle dello Spluga. Il castello fu distrutto nel 1532 e mai ricostruito.
Gli Sforza
All'inizio di dicembre 1493, Como ospitò una sfarzosa festa in onore di Bianca Maria Sforza che, dopo aver sposato per procura l'imperatore Massimiliano I, stava raggiungendo il suo augusto sposo in Germania. Tra i personaggi illustri vi erano il futuro Duca Ludovico il Moro, zio delle sposa; i Savoia, parenti della sposa per parte di madre, Bona di Savoia; gli Este, duchi di Ferrara; gli Aragona di Napoli e anche Leonardo da Vinci che a quell’epoca (e per quindici anni) faceva parte del seguito degli Sforza.
Il giorno 6 dicembre Bianca Maria Sforza, accompagnata da una flotta di barche provenienti da tutto il Lario, salpò da Como in direzione nord. Raggiunto il porto della Molata, ai piedi di Chiavenna, molti dei suoi accompagnatori si fermarono in Alto Lario, mentre il corteo sforzesco proseguì per la Germania, percorrendo l'antica via Regina.
Tutta la zona fu poi abbandonata perché il terreno fertilissimo stava diventando palude a causa del graduale innalzamento delle acque del Lario, anche a causa di notevoli e inconsuete piene dell'Adda. In meno si duecento anni, le terre fertili diventarono paludosae et submergentes e formarono un largo piano separando il lago di Como da quello di Mezzola.