Chiesa Santa Maria del Tiglio

Visitare la Chiesa di Santa Maria del Tiglio a Gravedona, Lago di Como


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Piazza XI Febbraio,
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22015 Gravedona
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Visitare la Chiesa di Santa Maria del Tiglio a Gravedona, Lago di Como

Dal punto di vista architettonico è senza dubbio l’edificio più singolare della regione Lariana.
La chiesa sorge sull' «area sacra» di Gravedona insieme con la vicina parrocchiale di San Vincenzo, quest'ultima caratterizzata da una notevole cripta romanica. Probabilmente questo era un luogo di culto già in età romana (nelle due chiese sono presenti materiali di recupero di epoca antica) e la chiesa è sorta forse sul luogo di un tempio pagano.
Viene citata per la prima volta negli Annali di Fulda, un'antica abbazia nella Germania Occidentale del 823 come battistero, dedicato a San Giovanni Battista quando un affresco della Vergine con Bambino in grembo nell’atto di essere adorato dai Magi, dipinto nell’abside della chiesa e quasi smarrito per l’antichità, brillò per due giorni di tanta luce da superare lo splendore di una nuova pittura.
L'avvenimento, che tanto colpì gli storici ai quali non pareva vero enunciare una cosa tanto insolita, al punto che qualcuno aggiunse che lo stesso Imperatore Ludovico il Pio, allora transitante per il Lario, ne restasse spaventato e ordinasse di onorarlo con preghiere, digiuni ed elemosine.
Il fatto non è importante perché era o non era un miracolo, ma perché fu creduto e divulgato e perché la notizia giunse sino in Francia. Infatti, il miracolo si riscontra per la prima volta descritto negli Annali Fuldensi e da questi passa in quelli Bertiniani e alla cronaca del monaco Aimoino.
A quel tempo, il monastero di Fulda possedeva un bosco di ulivi in Gravedona; ecco come si spiega che la notizia del cosiddetto miracolo dei Magi debba essere passata negli annali Fuldesi.  
Tra i monasteri transalpini non era solo Fulda ad avere beni in Gravedona, ma ne aveva anche Reichenau, il monastero posto su un’isoletta del lago di Costanza e famoso non meno di quello di Fulda nella storia della cultura.

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La chiesa attuale risale al XII secolo e fu costruita sul Battistero di San Giovanni d’epoca più antica a sua volta sorto su un precedente tempio pagano. Il titolo dato alla chiesa deriverebbe da una pianta di tiglio cresciuta sul campanile alla fine della costruzione. Nel suo aspetto, la chiesa è un esempio di stile romanico, e fu costruita utilizzando il marmo bianco di Musso e la pietra nera di Olcio.

Secondo la tradizione dei battisteri, la pianta è centrale con tre absidi semicircolari sui tre lati, mentre la facciata è caratterizzata dal campanile che si eleva in facciata e che rappresenta, un unicum nell'architettura lombarda, derivato da modelli renani e borgognoni.
Il campanile poggia su una base quadrata, mentre la parte superiore è ottagonale e, probabilmente, venne costruito in epoca più tarda. Il portale frontale d'ingresso è lievemente strombato; un secondo portale si trova sul fianco destro. Lungo tutta la base del tetto corre una decorazione ad archetti pensili, tipica dello stile romanico, che si trova anche sopra la prima monofora del campanile.
Accanto e sopra a questa finestra ci sono dei blocchi di marmo scolpiti; materiali di recupero dei precedenti edifici. Infatti, si può notare una testina umana di età tardo-romana, incastonata come chiave di volta nella monofora: forse apparteneva ad una stele funeraria.
Ai fianchi della monofora, conci in marmo, scolpiti a bassorilievo: sono datati al periodo altomedievale e raffigurano soggetti vari con valore simbolico, come un centauro con l'arco, un serpente e un nodo gordiano. Sul retro della chiesa, si ha un altro marmo scolpito inserito nel muro esterno: appena sotto il primo ordine di archetti, un bassorilievo con due semisfere chiamate mammelle della regina Teodolinda, che allude al tema della fertilità.

L'interno è formato da un ampio ambiente caratterizzato dalle absidi laterali, dal presbiterio in cui sono state ricavate tre nicchie e dal loggiato che corre sopra le absidi. Nell’angolo nord-est si trova un frammento del pavimento a mosaico del V secolo: con motivi geometrici formati da tessere bianche, nere e rosse, tipiche del periodo romano.

Un tempo i muri dovevano essere decorati con affreschi, dei quali oggi restano pochi lacerti. Nel presbiterio si possono vedere i lacerti delle Storie di San Giovanni Battista, risalenti al XV secolo, e figure di Santi, tra cui Santo Stefano e San Gottardo, patrono dei passi alpini.
Sopra la nicchia centrale di destra si trova un'Adorazione dei Magi, che fu realizzato al posto del fatiscente affresco miracoloso, citato negli Annali di Fulda.
Al centro dell'abside meridionale ci sono i resti di un affresco devozionale raffigurante la Vergine in trono col Bambino e Santi, mentre, in controfacciata si trova il Giudizio Universale che è l'affresco più antico della chiesa risalente alla metà del XIV secolo. Vi è raffigurato il Cristo Redentore all’interno di una “mandorla, circondato beati e dannati; sullo sfondo, il paesaggio della Gerusalemme celeste, dove si notano campanili molto simili a quello della chiesa di Santa Maria del Tiglio e della vicina Abbazia di Piona com’era prima del suo rifacimento nel XVIII secolo.
L'abside settentrionale è decorata dai resti di affreschi devozionali risalenti alla seconda metà del XIV secolo, raffiguranti Sant'Anna, Santa Susanna, San Giovanni Battista, San Lucio e La presenza di santi: Gottardo, Lucio e Cristoforo, affrescati vicino all'ancone dell'ingresso, richiama la funzione di Gravedona come nodo di traffico dei commerci provenienti e diretti verso l'area transalpina.
Gravedona e Santa Maria del Tiglio erano probabilmente una tappa per i commercianti che si incamminavano verso i passi delle Alpi. La parete nord ospita anche un capolavoro della scultura romanica lombarda: un Crocifisso ligneo scolpito nel XII secolo che richiama la scultura  renana e nordeuropea.

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