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Visitare Villa Olmo, Lago di Como
Villa dell'Olmo fu edificata nel 1782, su progetto dell'architetto neoclassico Simone Cantoni (1736 - 1818), per conto di Innocenzo Odescalchi che desiderava possedere una dimora paragonabile a quelle dell'aristocrazia romana.
A questa villa lavorarono i pittori e gli stuccatori locali più famosi dell'epoca, come il Carabelli, il Rizzi ed il Lomelli per gli affreschi, mentre per gli imponenti stucchi furono chiamati il Cattori ed il Pozzi.
Il medaglione sulla volta dello scalone rappresenta Apollo che guida il carro del sole con un gruppo di figure sullo sfondo che impersonifica il Tempo, la Morte, l'Eternità.
Nella sala a destra vi è l'affresco che raffigura Anfione che muove le pietre per costruire le mura di Tebe suonando la cetra, mentre in quello nel salone a sinistra è raffigurato Olimpo.
Sul soffitto a volta di un'altra sala vi sono due affreschi, in uno sono raffigurati Nettuno che fa uscire dalla terra un cavallo e Minerva incoronata da un Genio che fa nascere l'ulivo; l'altro raffigura Apollo con le Muse.
Imponente è la loggia ionica tra il primo ed il secondo piano, coronata con una serie di busti posti entro nicchie.
Cosa hanno scritto su Villa Olmo, Lago di Como
Pier Ambrogio Curti, scrittore dell'800, nel suo Il Lago di Como e il Pian d'Erba scrive:
«…all'Olmo possiamo lasciare la barca. Codesta villeggiatura, veramente principesca, oscura tutte le altre in grandiosità e ricchezza. Anche la villa che su questa dell'Olmo, o ben presso, sorgeva a' tempi di Plinio, ed era di Canino Rufo, non era di certo inferiore, se non all'odierna grandiosità, certo alla sua amenità e vaghezza; e poiché mi son proposto di ricordare storici fatti e tradizioni che si collegano a queste ville lariane, mi si permetta che io qui trascriva il brano di Plinio il Giovane nel quale l'amico Canino Rufo intrattiene di questa sua villa...».
Lettera da C. Plinio a Canino Rufo:
Che fa Como, tua e mia delizia? Che quell'amenissima tua villetta? che quel portico, dove è sempre primavera? Che quell'ombroso boschetto di platani? Che quel verde e lucidissimo canale? Che quel sottoposto ed util lago? Che quel molle e pur saldo stradon gestatorio? Che quel bagno tutto quanto riempito e circondato di sole? Che quel tinello per molti e l'altro per pochi? Che le stanze da giorno a quelle da notte? Ti godi forse a vicenda or le une or le altre? o, come il solito, ne sei distolto da frequenti corse, a fine di settembre a' tuoi negozi? Se tu ne godi, sei felice e beato; non sei che volgo se ne fai senza...
Pier Ambrogio Curti Continua:
«…Distrutta, non si sa come né quando, la villa di Canino Rufo, ora questa più vasta vi sorge, che dicesi dell'Olmo. La fabbricò il marchese Innocenzo Odescalchi di Como su disegni di quell'illustre architetto ticinese che fu Simone Cantoni, vi profuse stucchi, dorature, specchi e dipinti. V'è in una sala una gran fascia di figure scolpite da quell'emulo di Canova che fu Thorwaldsen, e vi sono mille alte preziose cose d'arte. Toccò questa villa in eredità al marchese Giorgio Raimondi, che generosissimo vi menò lungo tempo la vita; ma dopo le sventure toccate alla insurrezione nostra del 1848, fra le proprietà sequestrate dalla stoltezza de' proconsoli austriaci, questa fu pure dell’Olmo che, a sommo dispregio delle cose nostre e in odio al Raimondi, le dorate sale convertirono in caserma, e sallo (= lo sa) Iddio di qual modo conciassero tutte quelle preziosità. Sciolti dopo i sequestri, di tanti guasti stomacato forse il marchese Raimondi, piacendosi (= compiacendosi) d'altre sue comode e non profanate villeggiature, questa più non curò e, se la voce non erra, non ricuserebbe dallo spropriarsene. Qualche regnante o gran ricco che aspiri a trovarsi lungo il Lario una delizia - poiché nella amenità di queste terre e di queste acque si danno convegni principi e ricchi d'ogni nazione - vi troverebbe alla villeggiatura dell'Olmo il suo conto, e la villeggiatura dell'Olmo ritornar potrebbe tuttavia a' suoi giorni di prosperità e splendore...».
Il matrimonio ripudiato da Giuseppe Garibaldi
La villa Olmo passò per eredità a Giorgio Raimondi, dove ospitò Garibaldi dopo le trionfali battaglie di San Fermo e di Varese. A villa Olmo fu concluso il contratto nuziale tra l'ormai cinquantenne Garibaldi e Giuseppina, la giovane figlia del Marchese Giorgio, ma all'uscita della chiesa di Fino Mornasco dove fu celebrato il matrimonio, l'eroe ricevette una missiva e, senza proferire una parola, abbandonò la sposa e gli invitati e partì a cavallo per non tornare mai più. Alcuni anni dopo Garibaldi chiese ed ottenne l'annullamento del matrimonio, ma questo episodio rimase sempre avvolto dal mistero.
Quando la fortuna dei Raimondi declinò, la villa fu acquistata dal Duca Guido Visconti, che ebbe come ospiti l'Imperatore Ferdinando I° d'Austria, Maria Adelaide di Savoia, consorte di Vittorio Emanuele II° ed altri illustri personaggi godettero della signorilità sua e dei suoi eredi.
A quei tempi, le regate e gli eventi nautici si tenevano nello specchio d'acqua prospiciente al parco degli olmi che davano il nome alla villa e un olmo era scolpito nello stemma che oggi ancora campeggia in alto sulla facciata a lago, che in seguito fu sostituito con il biscione visconteo sormontato dalla corona ducale.
Nel 1926 il grande parco romantico fu attraversato dalla strada provinciale per Cernobbio che lo divise in due parti. Nel folto degli alberi si intravede un grazioso tempietto a colonne greche.
Nel 1927 il comune di Como acquistò la villa dell'Olmo per ospitare l'esposizione Voltiana e, da allora, la villa è sede di eventi artistici, culturali e teatrali.
Cosa visitare a villa Olmo
Oltre alle tante citazioni di divinità classiche, la offre un meraviglioso e una splendida vista su Como.
Al suo interno non perdetevi un vero gioiellino, il piccolo teatro privato.