Villa Pliniana

Villa Pliniana


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Via Cesare Poggi, 29
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22020 Torno
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La Storia

"Di fronte, fra i cipressi, del lago la sovrana/ superba di memorie, compare la Pliniana": così il poeta inglese Shelley descriveva la villa.
Villa Pliniana, sdegnosa e altera nella sua solitudine, è la più romantica villa del Lario. Sorge poco lontano dal paese di Torno, vicino alla fonte d'acqua intermittente descritta da Plinio, dal quale prese il nome e alla cascata rumoreggiante che precipita per un crepaccio di quasi 90 metri.
Scrive Caio Plinio:
Io ti ho recato dalla mia patria il regalo di una questione, la quale è degnissima della profondità del tuo ingegno. Scaturisce da un monte una sorgente, scorre fra sassi, si raccoglie in un luogo fabbricato per cenarvi; quivi dimorata un tantino, va a perdersi nel lago di Como (in Larium lacum decidit). Mirabile è la sua natura: tre volte al giorno con invariabili aumenti e diminuzioni si alza ed abbassa. Ciò si vede apertamente, né può vedersi senza un grande diletto. Colà presso tu siedi e mangi, e bevi anche a quella medesima fonte, da che è freschissima; e essa intanto a certi e misurati intervalli o cala o cresce. Poni all’asciutto un anello o checchessia, l’acqua a poco a poco lo bagna, e tutto finalmente il ricopre, e si scopre di nuovo e bel bello rimane all’asciutto. Se ti fermi ad osservar questo giuoco, il vedrai rinnovarsi e due e tre volte. E’ forse un qualche occulto vento, che la bocca e le fauci delle sorgente or apre, or chiude, secondo che entra cacciando l’acqua, o esce cacciato da questa? Il che noi vediamo avvenir nei fiaschi e in tutti i vasi di questo genere, i quali non hanno una libera e subita uscita. Poiché ancor questi, benché capovolti e inchinati trattenuti da non so qual vento contrario, ritardano il liquore, il qual non esce in certa guisa che a frequenti singhiozzi! Forse le leggi dell’oceano son le medesime che quelle della fonte? E per la stessa cagione che quello ora s’innalza, or s’abbassa, eziandio questa fontanella con alterna vicenda or sporge, or s’arresta? O forse come i fiumi, che scaricandosi in mare, sono dagli avversi venti e dall’impeto dell’onda risospinti, vi è qualcosa che ritarda per qualche istante il corso di questa fonte? O hanno gli interni canali un’assegnata misura, per cui, mentre si rimettono le perdute acque, il rivo si fa più scarso e lento, e rimesse che siano, corre più spedito e copioso? O evvi, non so quale, interno ed occulto recipiente, che quando è vuoto desta e sospinge la fonte, quando è pieno la ritarda e la soffoca? Or tu che il puoi, fa d’investigar le cagioni che producono questo fenomeno. Per me è anche troppo, se ti ho a sufficienza dimostrato com’esso avvenga. Addio.
(traduzione dal latino: Paravia)
Anche Paolo Giovio citò la fonte, ma fu Cristiano Calco nel 1493, in una sua descrizione delle nozze di Bianca Maria Sforza, il primo a darle il nome di Pliniana.
La fonte fu in seguito raccolta entro un atrio in stile dorico. Il grande palazzo cinquecentesco a picco sulla scogliera, con l'ampio loggiato verso il lago dal quale si sente il gorgogliare dell'acqua della fonte e il continuo frangersi delle onde, fu acquistato, non fabbricato, dal Conte Giovanni Anguissola, Governatore di Como, nel 1573.  Alla morte del Conte Giovanni Anguissola nel 1578, la Pliniana fu ereditata da suo nipote Giulio che la vendette ai Borromeo Visconti, il 22 dicembre 1590. In seguito la villa appartenne ai Marchesi Canarisi di Como.
Nel 1671, il noto geologo Paolo Sarnone,  fu ospite della villa per otto giorni durante i quali studiò il fenomeno della fonte intermittente, senza per altro poterlo spiegare. Alla Pliniana si recò in gita l'Imperatore Giuseppe II d'Austria, come è documentato dallo storico Della Torre Rezzonico ed anche Alessandro Volta, Giuseppe Rovelli, Giambattista Giovio, Lazzaro Spallanzani, Paolo Frisi, il Conte di Firmian furono ospiti in questo palazzo sulle acque.
Nell'agosto 1808, in questa villa Ugo Foscolo compose una parte del suo Inno alle Grazie e vi tornò quando, ospite dei Giovio, s'innamorò della bionda Contessina Francesca.
Nel gennaio 1797, giunse in visita Napoleone Bonaparte al quale tanto piacque il luogo che propose di acquistare la villa, ma poi, incalzato dagli avvenimenti storici, lasciò cadere il progetto. Nel 1818, fu ospite Shelley e nel 1812, Giacomo Rossini vi dimorò per poco tempo, ma sufficiente per comporre in soli tre giorni il Tancredi, la sua prima opera fortunata.
Nel 1816, Giovanni Berchet il poeta-patriota, scrisse dei versi sulla Pliniana e nel 1817, il famoso romanziere Henry Beyle (Stenhdal) la decantò nei suoi racconti di viaggio "Rome- Naples - Florence".
Particolarmente ricordato è il soggiorno di Listz e nella villa si conserva ancora la preziosa spinetta sulla quale egli suonò. Ma la pagina più romantica fu vissuta dal Principe Emilio di Belgiojoso che dopo aver acquistata la villa nel 1840, vi portò la bella Duchessa di Plaisance, con la quale, dopo un ballo, era fuggito a Parigi. Alla Pliniana i due vissero per otto anni come in una fiaba, ma leggi qui cosa successe!

Descrizione architettonica della villa.

La villa, edificata intorno alla celebre fonte, sorge lungo un'insenatura al confine orientale del Comune di Torno. La facciata è scandita da quattro ordini di finestre; quelle del piano nobile sono sormontate da timpani spezzati, quelle dell'ultimo piano da eleganti lesene quadrate.
Il piano nobile, nella parte che si affaccia sul lago, è articolato in due corpi, con grandiosi saloni separati da una loggia dorica a tre arcate sostenute da colonne binate. Sul lato orientale di questa loggia trova posto una lapide con il testo latino della lettera di Plinio a Licinio; di rimpetto, sul lato opposto, un'altra lapide riporta la traduzione in italiano. I quattro timpani spezzati che sormontano le porte d'accesso alla loggia, in origine contenevano i busti di Carlo V, di Filippo II, dell'Anguissola e della sua terza moglie, Delia Spinola.
Nel mezzo di un'aiuola al centro della loggia, è posta la statua di Nettuno col tridente affiancato da un delfino. Poco sopra il livello del lago si apre un lungo corridoio che è illuminato e arieggiato da finestrelle quadrate senza aperte, che porta agli scantinati dove si possono vedere le strutture portanti e le fondamenta del fabbricato che poggiano direttamente sulla roccia. Appena al di sotto di questo piano, un'apertura ad arco consente lo sbocco delle acque della fonte pliniana. Oltre il cortile situato alle spalle della loggia, la fonte intermittente si fa strada attraverso una nicchia in tufo che copre la parete a monte della villa; subito al di sopra di essa si estende un verde pianoro al quale si può accedere dai saloni. Da qui la strada sale nel bosco dove sorge un piccolo eremo.

Interno della villa

Nel primo salone del piano nobile tutto ciò che rimane dell'originale decorazione è uno splendido soffitto a cassettoni. Lungo i bordi delle pareti corre una fascia dipinta con quattordici ritratti di foggia seicentesca che ricorda i primi proprietari della villa. In fondo al salone è scomparsa ogni traccia dell'antico marmo di scuola del Canova raffigurante Giotto pastorello nell'atto di ritrarre una pecora. Qui era anche conservato il celebre piccolo stipo che nel 1797, Napoleone aveva regalato ai suoi ospiti per ringraziarli della generosa accoglienza; qui si trovava il pianoforte su cui Rossini, in tre giorni compose la sua opera Tancredi. Nel secondo salone le venature cromatiche blu del soffitto a cassettoni si accompagnano ad una fascia sulla quale spiccano sedici stucchi ovali di scene mitologiche. Sui pavimenti a mosaico si possono ancora ammirare gli emblemi araldici delle antiche famiglie proprietarie. Tutta l'area della villa è circondata da una fitta vegetazione di alberi secolari. A breve distanza dal palazzo sorge la cappella dove ci sono quattro lapidi a ricordo dei defunti della famiglia Canarisi, Gli arredi sono oggi visibili nella chiesa di S. Giovanni.