Torno, fra sangue e congiure

Nel Medioevo, Torno raggiunse il massimo dello splendore grazie all'attività tessile, principalmente per la lavorazione della lana e, in seguito, degli arazzi. La produzione era così fiorente da rivaleggiare con la vicina Como. 
Nel 1522 dopo un lungo assedio Como riuscì nell’intento di distruggere le fortificazioni di Torno e mise a ferro e fuoco il piccolo borgo che era d’intralcio alle mire espansionistiche della città. In quello stesso secolo, la storia ci costringe a far viaggiare la mente da Torno a Piacenza, all’anno 1547. Pier Luigi Farnese, fu nominato da suo padre il papa Paolo III, duca di Piacenza e di Parma, da dove esercitava la sua tirannica signoria. Lo storico Varchi ne lasciò un orribile ritratto dei suoi difetti, che del resto erano anche propri del tempo; e il Segni, un altro storico fiorentino, lo descrisse storpio di mani e di piedi e tuttavia rotto a tutti i vizi.
Pier Luigi Farnese
Proprio in quei giorni Spagna e Francia che si contendevano il Ducato di Milano, tenevano d’occhio il paese di Torno. L’imperatore Carlo V l’aveva a morte col Farnese sia perché lo riteneva complice dell’attentato di Gian Luigi del Fiesco nella guerra contro Genova, sia perché, ciò che più lo infastidiva, intravedeva in lui una maggiore propensione per la Francia, tanto più che il Pontefice aveva ottenuto la mano della figlia naturale del re di Francia Enrico II, la principessa Diana, per moglie a Orazio Farnese. Pertanto, riuscì facile all’imperatore di farsi amico dei nobili piacentini che odiavano la tirannia attuale del nuovo Duca e, con loro, tramò una congiura con a capo i nobili Girolamo e Camillo Pallavicino, Agostino Landi, Giovanni Anguissola e Gian Luigi Confalonieri.

Il giorno 10 di settembre del 1547, i congiurati, con 37 loro aderenti che portavano nascosti sotto gli abiti le armi, quando il duca e suoi ministri stavano cenando, entrarono alla spicciolata nella cittadella dove dimorava Pier Luigi, eludendo le guardie svizzere che stavano a custodia e che non sospettavano di nulla. Si dice che il Farnese fosse stato avvisato della trama con messaggi da Milano e da Roma, ma egli non vi pose attenzione. Così, mentre alcuni dei congiurati, uccidendo alcuni soldati svizzeri e tedeschi, si impossessavano delle porte della cittadella e della sala, Giovanni Anguissola con due fidati suoi compagni penetrò nella camera dove stava Pier Luigi in conversazione con Cesare Fogliano e con poche pugnalate lo freddò.
Il capitano delle milizie ducali Alessandro da Terni avrebbe voluto accorrere al parapiglia in fortezza, ma i congiurati ne avevano prevenuto il colpo alzando il ponte levatoio, e Agostino Landi, mostrando al popolo il cadavere di Pier Luigi, gridò "Libertà...Libertà" e annunciò loro l’imminente arrivo di S. M. Cattolica, di don Ferrante Gonzaga, governatore di Milano che, infatti, due giorni dopo prese possesso della città a nome dell’imperatore. 

Il conte Giovanni Anguissola venne a rifugiarsi a Milano sotto la protezione di Carlo V, il quale malgrado avesse fomentato la congiura, non poteva dar seguito alle promesse poiché, nel frattempo, sua figlia Margherita fu data in mogie ad Ottavio figlio di Pier Luigi Farnese.
Tutto ciò che Giovanni Anguissola ottenne come ricompensa, fu la nomina al governo di Como. Dal canto suo, Papa Paolo III era risentito dalla uccisione del figliuolo, come pure il re di Francia che non si trattennero dal dissimulare i fieri risentimenti e un sicario che in abito da frate lungo tempo fu veduto aggirarsi nelle vicinanze di Como, aspettando luogo e tempo per ucciderlo.
Altri sicari con simili propositi, anche se riuscirono nel loro truce mandato, mantennero pur sempre nell’Anguissola quella paura continua. Fu allora che nel 1570, egli acquistò il luogo, dove è la fonte descritta da entrambi i Plinii dove ha edificato la sua quasi inespugnabile Villa Pliniana.  
Così scriveva uno storico: ... Lì la volle perché il crosciare rumoroso della vicina valle dissipasse l'eco del cupo tonfo del corpo inerte del Farnese da lui pugnalato nella dimora ducale e buttato dalla finestra, con l'aiuto di complici, sulla piazza....


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