Villa Gallia, Como
Visitare le ville storiche del Lago di Como: Villa Gallia a Como
Borgo Vico è luogo antichissimo, coevo al borgo Coloniola, sulla riva opposta del bacino di Como. Un antico scritto latino definisce queste due zone cittadine come due branchie che abbracciano il lago.
Durante il Medio Evo Borgo Vico servì più volte da rifugio ai comensi, soprattutto all'alba del 27 agosto 1127, quando, dopo una onerosa capitolazione, furono costretti ad abbandonare la città in fiamme per opera dei milanesi.
A Borgo Vico, l'abate Marco Gallio fece costruire con grande spesa il superbo palazzo della Gallia, emulando la magnificenza dello zio paterno, il Cardinale Tolomeo. Egli lasciò il ricordo delle opere da lui eseguite in una iscrizione sopra la porta dell'atrio rivolta verso il lago in questa forma:
MARCVS ABB. GALLIVS PROTONOTARIVS / DE PARTICIPANTIBVS / CVM IN PATRIAM AETATE ADRVC INTEGRA / AB VRBE SECESSISSET SVBVRBANAM HANC / VILLAM A SE GALLIAM DICTAM VETERIBVS / AEDIFICIIS FVMDITVS DIRVTIS A FVNDAMENTIS / AEDIFICAVIT HORTIS ET FONTIBVS ORNAVIT / ANNO DOMINI MDCXV.
L’abate Marco Gallio, dopo avere abbattuto dei vecchi edifici, fece costruire dalle fondamenta questa villa e la abbellì con giardini e fontane. Correva l'anno 1615.
L’iscrizione suscitò negli studiosi il grave sospetto che in quello stesso luogo sorgesse il Museo di Paolo Giovio.
La medesima ubicazione del museo fu riferita da Francesco Scoto che, nel suo Itinerario d'Italia, descrisse la penisola dove sorgeva il Museo prima delle costruzioni di Marco Gallio, ma i più vecchi cultori di cose antiche si opposero a questa asserzione, indicando invece come sede le Museo Gioviano la darsena della casa che distava dalla Gallia oltre cento passi.
A questo proposito il Rezzonico scrive:
Cerissimamente situata fuori dell'ambito del Museo. Coloro i quali guardano con attenzione la particolare carta del Lario compilata dal Vescovo di Nocera (B. Giovio n.d.r.) e la stessa curva del lido, che ancora, distaccandosi dalla terra ferma mediante brevissimo istmo, si assottiglia nelle acque, non ignoreranno che ivi al tempo del Giovio esisteva una piccola isola. Infatti, gli edifici che l'Abate Gallio confessa d'aver abbattuto dalle fondamenta, altro non possono essere che i muri del Museo Gioviano, situati all'estrema punta del borgo, parte dei quali era bagnata dalle onde del Lario; e perciò neppure dubito che egli occupasse la pergola verdeggiante di lauro ed il cortile. Il Giovio, indotto dall'amenità del luogo, costruì il museo in riva al lago con un panorama, com'egli dice, magnifico, in modo tale che non mancassero i doni della natura e gli ornamenti dell'arte, come conveniva ad un uomo dotto e giusto estimatore di se stesso, il quale, contrariamente ai detti di Virgilio e di Giovenale, aveva aggiunto all'insegna gentilizia: LA PRUDENZA E' INFERIORE AL DESTINO per significare che la fortuna è poco rispondente ai meriti e alle fatiche, e per impedire a se stesso pertanto di spendere in quest'opera molto denaro.
Roberto Rusca attestò che il Museo Gioviano fu il primo edificio sul Lario che abbia rispecchiato qualche idea di fasto e aggiunse che per fondarlo il Giovio, Vescovo di Nocera, ricevette quadri, arazzi e monete dal prefetto dell'Insubria e da altri. Il Giovio stesso asserì d'aver edificato il Museo proprio sui ruderi della villa di Caninio Rufo, che egli erroneamente attribuì a Cajo Plinio Secondo e che, mentre egli scriveva, nel fondo del lago poteva ancora intravedere dei blocchi quadrati di marmo, alcuni resti di fusti di colonne e delle piramidi ornate che erano appartenuti alla villa romana.
Anticamente, dunque, dinnanzi all'attuale parco prospiciente il lago, sorgeva un'isoletta o forse una penisola tutta poggi e seni, abbellita da boschetti e aiuole, lo stesso Paolo Giovio ne parla nella sua premessa agli Elogia virorum literis illustrium nella quale egli dice: Insula exurgit firmissimo pariete circumsepta jucundaque eminentibus poniferis arboribus.
Verso la metà dell’Ottocento villa Gallia passò in proprietà a Gaetano Bellotti che, insieme con la consorte Teresa Crivelli Visconti, vi condusse vita brillante, dando sontuosi banchetti e memorabili feste da ballo che sovente si tramutavano in convegni segreti di carbonari, trasformando la villa in rifugio e cenacolo per i patrioti del Risorgimento Italiano.
Durante le campagne del 1866, Arrigo Boito e il noto direttore d'orchestra Franco Faccio, furono sovente ospiti di questa coppia, come risulta da alcune lettere a loro indirizzate dai campi di battaglia. Dalla Gallia, essi poi si recavano in gondola a Cernobbio a visitare Vittoria Cima, cugina di donna Teresa Crivelli Visconti, anch'essa di sentimenti italiani ed amica di Boito.
Nelle splendide sale della villa si possono ammirare numerose opere d'arte ed affreschi del Morazzone.
Nei tempi antichi, il bellissimo parco verso Borgo Vico si estendeva fino alla sommità della retrostante collina, ma nel XX secolo è stato ridotto per far luogo alla strada provinciale: via Regina.
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